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28 maggio 2002
 
Ci sono molte cose che possono capitare in un cantiere. Una delle più spiacevoli è lasciarci la pelle.
In Italia succede a più di 200 edili all'anno, corrispondenti a circa un sesto del totale di vittime sul lavoro. Non sono pochi e se le statistiche ti riguardano direttamente sembrano ancora di più. Gli incidenti gravi nel settore si contano a migliaia.
Io per ora sono stato fortunato. Al massimo mi sono fatto male: qualche piccola cicatrice, un paio di traumetti da niente, una sbruciacchiata senza conseguenze. Parlo di fortuna perché spesso è il centimetro o l'attimo che fanno la differenza.
Non sono stato neanche testimone di infortuni gravi. La cosa peggiore a cui ho assistito è accaduta parecchi anni fa, mentre lavoravo all'interno di un edificio in ristrutturazione. Uno schianto improvviso mi fece alzare la testa, vidi aprirsi una voragine nel tetto e il Merlo (mai soprannome fu più profetico) piombare giù a braccia aperte come un angelo urlante. Un angelo con i baffi. Il volo si arrestò miracolosamente sopra una tavola dimenticata tra due solai e il Merlo se la cavò con una spalla rotta e un paio di mutande difficili da lavare.
Forse oggi non succederebbe perché le cose stanno cambiando; lentamente e non dappertutto, ma stanno cambiando.
Quando il Merlo volò, pochi conoscevano il significato di "sicurezza". Sui ponteggi si lavorava senza parapetti, senza scalette, una sola tavola sotto i piedi fino a 4-6 metri d'altezza, due tavole più su. Gli ancoraggi erano più che altro "psicologici": un po' di fil di ferro avvolto ai cardini delle persiane, un puntello sporadico. Ponteggi così se ne vedono in giro anche oggi, comunque.
Era ancora dominante la mentalità demenziale da macho: guai a indossare un paio di guanti o d'occhiali di protezione, gli elmetti poi si vedevano soltanto nei telefilm americani. Eppure tutti sapevano quanto ci si può far male cadendo da miseri 2metri2, tutti sapevano che razza di botta ti dà un sassolino che ti centra la zucca dal terzo piano.
Intendiamoci, questo è un mestiere pericoloso e un margine di rischio ci sarà sempre... però i vecchi muratori che si erano fatte le ossa sulle impalcature di legno esageravano alla grande!
Nella mia galleria del terrore ne ricordo uno magromagro che a settant'anni danzava su tetti abominevoli , ogni tanto si voltava e si metteva a ridere. "Hai paura?" mi chiedeva. "Macché!" rispondevo io avvinghiato disperatamente a un comignolo.

E un altro, un quintale d'ignoranza abbondante che lavorava sulla gronda senza ponteggio (quarto piano) mentre io gli "facevo sicurezza" trattenendolo per le bretelle dei pantaloni. "Reggimi, eh!". "Tranquillo, ci penso io! (io lo mollo, se scivola lo mollo, non mi voglio ammazzare per questo cretino, giuro che lo mollo... che dovrei fare? io lo mollo porcamiseria, giuro che lo mollo)".




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